L’attività cinematografica di Corrado Alvaro è stata raccolta e pubblicata con il libro CORRADO ALVARO AL CINEMA-UNA MAGNIFICA OSSESSIONE, a cura di Cristina Briguglio e Giovanni Scarfò, pubblicato nel 2018, con l’introduzione di Paride Leporace per la Città del sole edizioni.

Dal 2018 una serie di presentazioni del libro hanno consentito di conoscere l’attività cinematografica di Corrado Alvaro, critico e “spettatore d’eccezione” che, come ha scritto lo storico del cinema Gian Piero Brunetta, “Era capace di spostare di continuo l’attenzione ai fenomeni più svariati, dal cinema al film, dall’autore ai fruitori, dal testo al contesto, riuscendo ad interpretare fenomeni che al critico professionale sfuggivano.

Qual è il confine tra letteratura e cinema? Quando il cinema è fedele alla letteratura? Quando, invece, la svilisce? Una magnifica ossessione”, Cristina Briguglio e Giovanni Scarfò ne definiscono i punti salienti, concentrandosi sull’intensa opera di studio e riflessione dello scrittore sanluchese sull’arte della cinematografia, che vide la sua nascita e il suo sviluppo proprio nel periodo in cui Alvaro costruì la sua fama di scrittore e giornalista. Il caso di Alvaro rispecchia il tanto discusso rapporto tra cinema e letteratura nato in quegli anni.

A volte connubio perfetto, a volte no. Durante la sua carriera, l’autore si è speso moltissimo anche nell’ambito della cinematografia, presentando una vasta produzione come sceneggiatore, durata quasi trent’anni, e a cui ha dedicato ampie riflessioni fino a farla diventare una vera e propria ossessione. Su questa idea martellante dello scrittore si costruiscono le pagine del libro, una ricca opera filologica capace di mostrare come l’interesse di Alvaro per il cinema e per il dibattuto rapporto con la letteratura sia durato tutta la vita. Analizzando le sue riflessioni –racconta Scarfò- abbiamo scoperto che, mediante Alvaro, si può attraversare tutta la storia del cinema e della profonda mutazione antropologica e culturale che la sua diffusione ha comportato nel corso del Novecento.

Alvaro scriveva tantissimo di cinema –continua la Briguglio- e lo faceva con un trasporto emotivo fortissimo; dalle sue riflessioni traspare l’Alvaro-uomo, attento agli aspetti tecnici ed antropologici della scena cinematografica: la nascita di un soggetto e di una sceneggiatura, i rapporti tra i personaggi e i loro tratti psicologici, sono tutti elementi sui quali l’autore si sofferma con lo sguardo dell’antropologo e del sociologo. Per tutta la sua intensa attività di letterato, Alvaro si interrogherà sempre sul valore di questa nuova arte, sul suo ruolo rispetto al testo scritto, sull’influenza nel mondo della letteratura.

Egli non arriverà mai ad una riposta conclusiva ma, quello che è certo, è che l’autore vive un’epoca in cui il progresso, rappresentato anche dalla nascita del cinema, è palpabile e affascinante e, come tale, mostra di avere fiducia in esso. Egli, ossessionato da quest’arte raffinata ma, al tempo stesso, brutale e rozza, una sorta di nuova tragedia moderna, si mette a nudo in questi scritti, perché attraverso le recensioni, le cronache e gli articoli giornalistici, infarciti di considerazioni e di aneddoti autobiografici, indaga e rivela l’impatto che il cinema ha sulle altre arti, sulle coscienze degli spettatori e sulla società.