di Maria Grazia Carnà

L’ARTE DI COMPRENDERE SE STESSI E’ ABBRACCIARE GLI ALTRI

Palmi, un sabato pomeriggio più di fine inverno che di inizio primavera, vuoto di luci e senza vocio di sottofondo.

Arriva un invito che è faro nel grigio e che attira come luce per le falene.

Una mostra d’Arte che non è semplice osservazione, ma è il voler comprendere le opere parlandone e spogliandole dai pregiudizi, dove ogni autore ha saputo farsi piccolo per dar spazio alle idee che a fine giornata sarebbero state quelle di tutti.

Un incontro che lascia il segno insegnando, mentre il mallo di ogni visitatore si spogliava delle impalcature culturali che sbarrano, per lasciarsi premere tra delle opere e il concreto delle scienze che spiegano l’uomo.

Proprio come un io compresso tra es e super-io, i presenti hanno potuto distorcere la visione dell’insieme per manifestare una realtà deterministica concentrandosi sul significato, così magistralmente espresso dalla psicologa Dott.ssa Raffaela Condello e dal Dott. Antonino Santisi, per un’interpretazione delle opere presenti… appese come condensazioni oniriche che stravolgono l’istinto per manifestare l’inconscio.

La serata si è incentrata sull’ascolto, e mentre i messaggi si spandevano per immagini, in ognuno si è materializzato un pensiero leggero e denso, quello di un giovane cupido che, vittima del suo stesso potere, sopravvive nella perenne contraddizione tra eros e thanatos, vittima di se stesso che stravolge, pulsa e rimuove… carnefice che d’improvviso turba il conscio imponendolo a sé per costringersi a quella pena celestiale che sublima ogni negazione.

Foto 1

In linea col “fil rouge” della mostra, alcuni quadri vogliono mostrare la perenne sfida tra le complessità della logica e l’apparente confusione della creatività. Mentre al suo centro il sentimento mostra la fragilità della purezza e la sua completa indipendenza che trae potere dalla semplicità.

Altri esplorano (Foto 1) il mondo seguendo la loro voce interiore piuttosto che dipingendolo secondo la natura reale, dissolvendo la rappresentazione in colori senza forme che, frastagliate e su larga scala, lasciano prevalere pochi colori dominanti, che impastati, lottano contro le forme erette proiettando l’osservatore nella libertà di un pensiero non convenzionale.

 

Foto 2

Poi nel simbolo dell’anima liberata (Foto 2), nascosto da monocromatiche sfumature, si evidenzia il senso affrancante del riscatto evocato dall’immagine di noi stessi. Quella nudità che proietta fuori dal corpo l’onirico, il bizzarro e l’eccesso, rendendolo immediato e spinto, ma al contempo  naturale.

Immagini apparentemente fallaci (Foto 3) che racchiudono la fugacità degli inganni della mente, che confondono e distraggono col loro fascino e riproducono l’esperienza là dove le parole non arrivano.

Nell’aria respirano Newton e Chapelle, Clyfford Still al fianco di Kandinsky, Sigmund Freud e Apuleio.

Ore liete trascorse ripulendo la coscienza da quello strato di polvere depositato dal vivere, in cui la creatività aiuta ad abbracciare i propri sbagli, tenerli stretti al petto e cullarli come fossero la sostanza di cui siamo fatti.

“Amore e Psiche” del Prof Giuliano Zucco

Un particolare merito è dovuto al Prof. Giuliano Zucco che mostrando, per l’ennesima volta, le sue doti di Artista dal tocco sensibile e dal pensiero delicato, ci dimostra come lo sguardo della creatività riguarda con occhio nuovo le cose antiche.

Foto 3

Un particolare ringraziamento alla Dott.ssa Rafaela Condello per aver ospitato l’iniziativa e ai 12 Artisti che hanno presentato le proprie opere: Pina Nicolò, Irene Sitibondo, Carmela Mafrica, Anna Cuzzola, Alberta Dito, Enzo Ambusto, Nino Romano, Paolo Federico, Nino Melara, Aldo Bagnato, Carmela De Gregorio e Carmelita Caruso.