Nella sala consiliare del Comune di Siderno, nella serata di ieri, è stata promossa dal Centro di Aggregazione Socio culturale Seniors Siderno  la proiezione del documentario “La rugiada e il sole. Gelsominaie di Calabria”.

Il video realizzato dall’Udi di Reggio Calabria (idea di Lucia Cara, riprese di Katy Gallo e Bruno Cotrupi, interviste di Anna Foti e Paola Suraci,  montaggio di Antonio Melasi e musica di Francesca Prestia),è una storia antica ormai persa nella memoria dei tempi, come accade a tante vicende che hanno per protagoniste le donne. Tanto più se donne povere, donne del sud, e di quel sud del sud che è la Calabria.

Protagoniste indiscusse di questa storia sono le Gelsominaie, le donne dei paesi della fascia jonica di Reggio Calabria dove, tra gli anni ’40 e ’60, come precisa la Sindaca Maria Teresa Fragomeni nel Suo intervento d’apertura,la coltivazione, la raccolta e l’estrazione dell’essenza di gelsomino arrivarono a coprire il 40 per cento del fabbisogno mondiale dell’industria dei profumi intaccando un monopolio che all’epoca era tutto francese.

Stagione che poi andò in crisi e si concluse con l’avvento delle molecole sintetiche. la storia legata a questo straordinario fiore e a questo tratto di costa calabrese nota come Riviera dei Gelsomini, è una storia tutta novecentesca.

E soprattutto è una storia legata alle donne, le gelsominaie, donne di un’età compresa fra i quindici (e a volte anche meno) e i cinquanta anni. Le loro piccole mani e la delicatezza dei gesti necessari a staccare dallo stelo quei preziosi fiori, le rendevano particolarmente adatte al ruolo. Fu un mestiere che a quel tempo – parliamo soprattutto del periodo compreso fra gli anni 40 e 60 – queste donne calabresi affrontavano con la convinzione e l’impegno di chi sapeva che nella vita nulla poteva darsi per scontato e che tutto andava guadagnato, anche a costo di grandi sforzi.

Anche se può sembrare un mestiere abbastanza facile e poco impegnativo, in realtà era tutto il contrario: occorreva alzarsi almeno alle 2 del mattino poiché la raccolta iniziava alle 3 e andava avanti per almeno 6-7 ore. Inoltre, il guadagno era misero: si trattava di 25 lire per ogni chilo raccolto, ossia circa 10 mila gelsomini, che per delle donne che trascorrevano notti intere chinate tra fango e insetti e senza nemmeno la giusta attrezzatura, era davvero una situazione riprovevole.

Ma non solo, spesso queste ultime erano obbligate a portare con loro i figli che non potevano rimanere a casa da soli e, se essi erano neonati, venivano lasciati in un cesto vicino alle madri. Al giorno d’oggi non si trovano più le grandi distese di gelsomini nella fascia ionica reggina, di conseguenza non se ne pratica più la raccolta.

Ma questo non vuol dire che non bisogna ricordare e omaggiare il lavoro e le lotte che hanno compiuto le Gelsominaie, le quali si sono dimostrate delle donne coraggiose ed emancipate.

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