Da quest’anno ogni 24 Maggio diventerà Giornata Mondiale dei Bambini, un giorno per conservare e alimentare quell’immaturità che rende perfetto crescere, quell’indispensabile acerbità che cerca avanti nel tempo senza accorgersi di guardare indietro.

Dentro ogni persona si trova un bambino avvolto da un adulto, e dentro ogni adulto sono conservati quegli occhi umidi di paura… una paura pura come un animo incontaminato che deve essere protetta e di cui non se ne ha mai abbastanza.

Questi sguardi sopiti tra le spire della vita ci guardano da dentro come un giudizio inesorabile… occhi che riempiono alzando lo stomaco e gonfiando la gola, occhi che svuotano fagocitanti l’anima, occhi che rubano lasciando di ognuno solo involucri vuoti.

Questi occhi sono gli stessi con cui comprendere il dolore, quelli di una giovane vita che si spiega, poi si accascia e poi si spezza, sotto il peso di un abuso da cui tornare schiacciati… intrisi del vizio di una persona fidata.

Una crudeltà che rompe l’irreparabile, che tocca la fiducia con mano calma, per ingannare il diritto alla felicità… bruciando come una ferita perenne che segna più incisiva dell’amore e più potente della volontà.

Le parole cambiano forma nel toccare i racconti di queste vittime indifese, e diventano i suoni ovattati del fastidio e della rabbia, da affrontare o attraversare andando dritti per le strade di comodo che brancolano al buio.

Nel grande malanno dell’indifferenza, si lanciano giudizi che condannano le azioni e che periscono saziate dalla trascuratezza, lasciando l’indelebile alone di colpevolezza per non aver fatto abbastanza, per aver scelto di rendersi ignari, per aver visto e pensato che fosse successo ad altri.

Quel gesto che umilia tocca chiunque e non ascolta che il proprio egoismo, da dentro invecchia, corrompendo quel bimbo che in ognuno, sottopelle, muove sempre i primi passi in tutto ciò che fa… quella nostra anima che asseconda i capricci infantili per rendersi utile a pulire il mondo dal grigio, colorarlo di passione, e regalarlo a coloro che lo vivranno poi.

I figli del mondo sono i figli di tutti e, nella spensierata ingenuità che rende tutto una fiaba, le ombre dei mostri delle volte diventano realtà, mentre il rimbombo dello spazio rubato alla spensieratezza svuota lasciando il nulla dove qualcosa ancora doveva essere riempito.

L’umanità è un singolo individuo che cresce e dà senso ad ogni vita, muta come una pelle per farci crescere, e nel trasmettere e proteggere diventiamo il nostro dovere.

A cuore pieno accettiamo negli occhi i visi delle nuove generazioni come nostri figli, che sono famiglia anche se sconosciuti, che sanno sempre di casa e senza bussare ricordano la paura che il cuore possa indurire.

Esistono legami irrazionali, che spieghiamo nel credo e camuffiamo nella lontananza, che permettono di resistere all’angoscia del sapere… ma è affrontare che rende liberi, e il rifiutare che alza il capo.

Bambini bruciano nelle fiamme delle ire adulte smaniose di potere,

bambini urlano senza più voce quel dolore che neppure dovrebbero conoscere,

bambini dimenticano la bellezza che riempie gli anni di nostalgia,

bambini cresceranno senza gli occhi di chi sa di essere amato.

Intorno a loro uomini armati di rabbia e donne incappucciate di paura, si appropriano della loro fantasia per progettare cloni di se stessi, ignavi realizzatori della propria distruzione che seppellendosi spengono gli occhi per non capire.

La violenza per un bambino è un demonio dagli occhi sempre umidi, che si fa piccolo celando la sua grandezza, esso si acquatta alla coscienza timida dei giorni nostri, per nascondersi sogghignante dietro ogni conflitto che rende il mondo in bianco e nero.

La violenza risiede in tutto ciò che è figlio della pigrizia, nelle opposizioni senza concetto, nella confusione giovanile senza guida e nelle punizioni senza dialogo.

Per un bambino il tutto sono i suoi adulti, attraverso essi spengono il peso della debolezza e in loro sviluppano quel senso del giusto che gli sarà bagaglio e approvvigionamento per sempre… questa la nostra responsabilità.

Guardate un bambino che ride,

è una mano tesa di nascosto,

è un’ultima possibilità,

è un cronometro che inizia la conta verso la fine,

è finalmente tornare a sognare ad occhi aperti.