La “cultura della cancellazione” è un vaso chiuso al cui interno aspettano fluttuanti e rabbiosi cambiamenti.

Quella stessa curiosità che spinse Pandora ad aprire con foga il dono di Ermes, oggi si legge nella “curiosità” di sperimentare nuove soluzioni di vita e nell’imporle a coloro che reputano ogni tradizione un fondamento della propria formazione culturale.

Quella condanna alla speranza che abitava la parte più nascosta del vaso della teodicea, nel vaso moderno è sostituita dall’ACCETTAZIONE… un obbligo morale imposto che non prevede rifiuto.

Un tempo la speranza era l’unica compensazione alla vecchiaia, alla gelosia, alla malattia, alla pazzia e al vizio… oltre che alla curiosità attribuita alla Donna.

Oggi ognuno di questi spiriti liberati viene idolatrato in nome di una lusinga individuale che stravolge il concetto di ACCETTAZIONE, ponendo come unico modello la propria visione e, come in precedenza la speranza, accende la fiamma del desiderio di rivalsa e di imposizione senza nessuna certezza di ragione.

Speranza ed Accettazione potrebbero essere loro stessi i peggiori mali racchiusi nei vasi dei drammi dell’umanità, e oggi come allora, ammaliano per tradire e approvano per conquistare.

Nella storia dell’uomo un intero capitolo si dovrebbe dedicare alla libertà: di opere, di pensiero e di parola, e quest’ultima è stata la prima a vacillare sotto le lame taglienti di una censura che ipocritamente esige l’abolizione di termini, per nascondere le miserie della confusione.

La stessa cosa, per maggior chiarezza, la troviamo nei classici e nella retorica dell’omosessualità del mondo antico, le prime a soffrire le così dette interferenze della Chiesa, additando i duemila anni di storia cattolica come sovversiva rispetto a quella antica. Un esempio lo troviamo nella pratica della pederastia riservata all’aristocrazia dorica, mentre in quella Romana ci riferiamo al Satyricon di Petronio e alla sua immagine Boccaccesca o ad affreschi lupanari pompeiani, ma nella realtà l’etica Romana era estremamente rigida, esempio fu Catone che provava vergogna ad entrare nelle terme col figlio per preservare la propria nudità alla sua vista.

L’idea di preservazione del corpo è antico quanto il mondo e molto radicata in epoca Romana al pari delle pratiche omosessuali, solo poi successivamente sdoganate come moda una volta conquistata la Grecia, ma con un’accezione prettamente letteraria, come nelle Carme di Catullo o in Orazio, dove i riferimenti a rapporti pederastici risultano rimandi ad epoca Alessandrina e quindi Greca, e diventano vere e proprie imitazioni di uno stile letterario… ma è invece la poesia del sentimento che vede un uomo e una donna liberi, che nasce in quella Roma che oggi alcuni ricordano, per convenienza, senza schemi inibitori.

Papa Francesco esprime un concetto e non un verdetto, e lo fa usando il gergo dei popoli che ognuno comprende, descrivendo un comportamento sanzionabile ma riferendosi ad uomini, i seminaristi, che non dovrebbero esprimere determinate pulsioni.

Quell’espressione di libertà cerca comprensione in un mondo sempre più attento alla forma e non ai contenuti, vuole delineare la figura dei futuri padri di una chiesa che necessità di dogmi e non di libertà, sempre più fraintesa con libertinaggio.

Papa Francesco pecca di ingenuità e diventa la vittima sacrificale del “wokismo talebano”, viene messo alla gogna per aver voluto esprimere concretamente il desiderio di una chiesa che non inciampi nelle discordie che spesso l’ha colpita, a causa delle tendenze sessuali dei suoi portavoce.

Dal “chi sono io per giudicare un gay?!” alla recente “frociaggine”, e alla risposta alla domanda sulla Dichiarazione di “fiducia supplicans” derubrica la faccenda con un lapidario “… è solo una benedizione di neanche venti secondi che non si nega a nessuno”.

Ma le intenzioni sono ben altre, e vuol dire che le scelte che oggi impongono regole cambieranno quello che penseranno i posteri e ciò che diventeremo.

Queste scelte dimostreranno quel che siamo e la direzione che un’istituzione millenaria, quale la Chiesa Cattolica, vogliono intraprendere per marcare dogmi che il futuro non potrà sciogliere.

Scelta futura, questo in concreto l’idea che Papa Francesco ha dovuto abiurare, quella che decide se avere ragione o essere gentili ragionevolmente, un dramma Amletico rivolto al futuro di una società che dovrebbe temere chiunque svolga un ruolo influenzato dalle proprie tendenze.