Dal piccolo al grande, al tempo d’oggi esistono individui capaci di far guerra per la qualunque, da un primo piatto vilipeso dall’uso del condimento sbagliato alla veridicità dell’allunaggio, poco conta, purché si questioni.

Persino il “Sommo Poeta” diventa scomodo, un parente da nascondere ai ben pensanti dei tempi moderni in nome di un perbenismo che, pur di non offendere (se di offesa si tratta), rischia di sgretolare la cultura che ha sorretto i pilastri della letteratura mondiale.

Ed ecco che alcune menti sopraffini da Olanda e Belgio, paesi conosciuti soprattutto per far girare mulini e bere ettolitri di birra, decidono dopo una probabile notte insonne che il vate Dante offende l’intero popolo mussulmano.

Ma i nostri cugini dai bassi paesi non si limitano solo alla censura, ma decido di RITRADURRE IN VERSIONE POLITICAMENTE CORRETTA quel testo, che è alla base della formazione di noi tutti, quasi come per dichiarare apertamente una loro visione su una Nazione troppo legata alle tradizione e forse per loro retrograda… si, la nostra (sempre meno) bella Italia.

Ma nello specifico, cosa dice Dante contro Maometto?

In questi versi di discordia riguardanti il fondatore dell’Islam, Dante lo menziona nel XXVIII canto dell’Inferno, quando il poeta si trova nella IX Bolgia dell’VIII Cerchio (Malebolge), dove sono puniti i seminatori di discordie. Qui un demone mutila e squarta i peccatori, tra cui Maometto, le cui ferite si rimarginano giusto in tempo per essere squartati nuovamente. Il contrappasso è eloquentemente chiaro: chi ha seminato divisione, viene materialmente diviso da un diavolo armato di spada.

Ed ecco che Blossom Books, casa editrice specializzata in testi di fascia di età 15-25 anni, ha scelto di omettere il nome del profeta Maometto dalla sua nuova edizione della Divina Commedia. Questo per non offendere il sempre maggiore gruppo di lettori mussulmani.

La giustificazione risuona ancora più puerile nelle parole dell’editrice della Casa, che dichiara: «non è necessario per la comprensione del testo letterario». E ancora, «Maometto subisce un destino crudele e umiliante, solo perché è il precursore dell’Islam».

Decisione che ha suscitato reazione negative sia nei paesi interessati che da parte di alcuni letterati di religione islamica.

Questo accadeva nel 2021, ma oggi è una storia che torna alla memoria per una vicenda simile ma dai risvolti tutti italiani. Nello specifico in una scuola media di Treviso due ragazzi sono stati esonerati dallo studio della Divina Commedia, perché a dire dei genitori è un testo da reputarsi offensivo per la religione Mussulmana.

L’alternativa dopo aver accettato la richiesta delle famiglie, è quella di sostituire con Boccaccio il buco didattico che si verrebbe a creare, anche se sorge spontaneo a chiunque che i richiedenti non conoscano l’opera di Boccaccio, perché a seconda della novella potrebbero imbattersi in concetti ancor più contrari al loro credo, ricordando che il Decameron esprime molta più libertà sessuale femminile.

Ma Dante offende realmente l’Islam?

Ebbene… senza giri di parole… si! Ma bisognerebbe anche rimestare nella memoria che il Sommo Poeta risulta nella sua opera molto offensivo per molte categorie… ma questa non si chiamava satira?!?

Allora dovremmo proporre, per non intaccare la sensibilità di nessun individuo, di abbandonare lo studio stesso del suddetto testo, dato che per esempio i pisani patirebbero la frase “Pisa vituperio delle genti”, e per non traumatizzare gli omosessuali dovremmo bruciare il Canto di Guinizzelli dove i sodomiti sono puniti? E i lucchesi?! E i Genovesi?! Per non parlare dei Fiorentini stessi!

A parte le iperbole sarcastiche sopra, Dante rimane il maggior rappresentante della letteratura italiana nel mondo, e il dramma che si cela dietro questa vicenda non risiede nel buonismo, ma nel fatto che saper leggere un testo letterario significa intuirne e comprenderne la collocazione storica e sociale, vuole dire estrapolarne il contesto e decifrare in linea di massima una morale… in pratica si traduce in semplice comprensione del testo.

Contestualizziamo e non attualizziamo, e questo è drammatico per tutta l’istituzione scolastica in genere e, senza temere di offendere chi non comprende, dovremmo cercare di essere tolleranti nei fatti e non nelle stupidaggini complottistiche di pochi elementi culturalmente dissociati.

Quindi… o la Divina Commedia offende tutte le categorie di cui parla, e quindi nessuno dovrebbe mai più leggerla, o altrimenti, aspettiamo quel famoso escreato che in faccia ritorna, e censuriamo ciò che rappresenta la nostra formazione e quel lignaggio che un tempo ci rendeva orgogliosi di chiamarci Italiani.