di Gaia Zimarra

Un’altra “Festa della Liberazione” è trascorsa tra cerimonie e inni, ma una libertà senza informazione è come una catastrofe annunciata.

La libertà è un traguardo da conquistare e un desiderio di verità, è una luce intensa che mostra le ombre evidenziando le forme, è selvatica e non domabile ed è impossibile da contenere in gabbia neppure per essere protetta.

Sono passati anni da quel 2006 in cui Wikileaks era nato, da allora crisi e guerre hanno coperto di coltre un pianeta sempre più abituato al grigio del pulviscolo che impedisce di aguzzare lo sguardo.

Julian Assange lotta da oltre un decennio per evitare l’estradizione negli USA, per schivare un’accusa che ha già deciso, ma non prima di essere setacciato dagli inquisitori dei tempi moderni.

Vissuto prima nell’esilio forzato in cui appassire i germogli della sua vittoria, e poi archiviato nel silenzio di una cella di massima sicurezza inglese dove stringere la sua ultima sconfitta tra quattro mura strette.

Quella di Assange è stata la storia di un uomo e di un’idea, nata e svezzata sulla rete col nome di Wikileaks, una Onlus online che utilizzando una rete crittografata pubblicava materiale riservato coperto da quel nemico della libertà che si chiama “occultamento”.

Questi materiali, che in poche immagini e qualche parola, raccontavano di una verità scomoda, si rendevano fruibili a chiunque senza distinzione ideologica o di fede, per carezzare quel senso di civiltà e solidarietà che, forse, alberga in ogni essere umano.

Ma cercare la verità significa pagarne le conseguenze e, quelle immagini ormai ricoperte da un web superficiale e delle volte troppo veloce a scordare, sono divenute una realtà relativa, non più imprescindibile e resa sospetta per convenienza.

Fino al 2010 tutto procedeva, con la pubblicazione di centinaia di migliaia di documenti segretati, per la maggior parte riguardanti le vicende celate dagli stati “liberatori” in Afghanistan. Offrendo un quadro incolore e cupo di una guerra silenziosa come le sue vittime.

Sempre in quell’anno veniva accusato del più infamante dei reati, e con l’addebito di molestia sessuale e stupro, iniziava un carosello di accuse e ritiri che si ridurrà a procedere giudicandolo per lo stratagemma con cui avvicinava le ormai “non più” vittime, essendo state loro stesse a dichiararsi consenzienti nonostante la giovane età e sulla base delle leggi vigenti in Svezia, luogo in cui il presunto reato fu consumato.

Questo porterà Assange a lasciare la Svezia per la Gran Bretagna, dove conquisterà la libertà provvisoria su cauzione prima di stabilire l’obbligo di estradizione. Decisione che aggirerà chiedendo asilo presso l’Ambasciata dell’Ecuador, rimanendovi però imprigionato come un detenuto e monitorizzato notte e giorno dalle forze di polizia locali.

Dopo tre anni e un’operazione di polizia costata milioni, Assange resterà intrappolato in quella tana che era la sua ultima difesa, con un coperchio lapidario che lo vuole ricordare come un bugiardo e tramutandolo in un reietto.

Dopo il 2015, mentre Assange muta la sua forma in quella di un eremita, continuano i tentativi delle Nazioni Unite di liberarlo, fino alla drastica soluzione di concedergli la cittadinanza Ecuadoriana, mentre negli Stati Uniti, primi accusatori dal giornalista, appare un documento di un tribunale statunitense che sembra rivelare inavvertitamente l’esistenza di un processo penale sigillato contro di lui.

Gli anni passano e la barba bianca di Assange si allunga sotto il peso dell’emarginazione e, per conto delle autorità Statunitensi, nel 2019 viene arrestato per violazione delle condizioni di libertà su cauzione.

Immediatamente trasportato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, verrà in primis condannato a 50 settimane, per poi essere incriminato da ben 18 capi d’accusa dal governo degli Stati Uniti, tra i quali cospirazione e spionaggio.

Per i pubblici ministeri, Assange in collaborazione con l’allora analista dell’esercito americano Chelsea Manning, avrebbero trafugato informazioni riservate ai fini militari dai database del Pentagono.

Alla fine di quello stesso anno la procura svedese archivierà le indagini sul presunto abuso, mentre quella Statunitense incalza sui metodi fraudolenti con cui si sarebbe procurato informazioni coperte dal famigerato “Top Secret”. Nel 2021 Assange verrà dichiarato indebolito psicologicamente dalle vicende e dalle accuse degli USA, tanto da negare l’estradizione perché se sottoposto alle dure condizioni delle carceri americane potrebbe essere suscettibile al suicidio.

Dal 2021 ad oggi la “bagarre” tra Usa e l’alta corte Britannica continua rimbalzandolo come non fosse più neppure un uomo… fino al 20 febbraio 2024 in cui lancerà un ultimo tentativo legale per la sua estradizione.

Una vicenda dura e cruda, una storia di persecuzione degna di un dramma, in cui accuse fatte con leggerezza nuocciono come vergate sulla schiena che sfregiano per sempre.

Un romanzo che racconta un mondo ingiusto in cui l’unica difesa è parlarne a tutti, in cui i sinceri non meritano ricompensa e in cui i mostri sono spesso sorridenti e sono paladini di una giustizia che fodera le proprie ambizioni.

Abbiamo imparato che portare alla luce tristi eventi e infauste notizie, slega il demone accusatorio e bugiardo dell’interesse, e che la verità come la giustizia possono essere inganni diabolici che travisano la realtà per rimodellarla compiacendosi.

Aggiornamento 24/06/2024: Nella mattinata Julian torna in libertà dichiarandosi colpevole di aver rivelato documenti riservati americani, un patteggiamento che gli ha consentito di tornare in Australia e di ricominciare una nuova vita da uomo libero.

La condanna per tale reato è stata definita in 62 mesi di reclusione che equivale a ben oltre i cinque anni già scontati nella prigione di massima sicurezza di Londra.

Il calvario di un uomo che ha creduto nella limpida informazione si avvia al suo epilogo, e dopo aver sperimentato la solitudine che ripaga la libertà, per Assange si riaprono le porte per un mondo che ormai non conosce quasi più… e come un fragile colibrì che rinchiuso in una voliera può pensarsi libero, speriamo ritrovi la forza di proteggere la verità e di curare la sua volontà ferita.