di Redazione

Non c’è sosta nell’invocare la fine della guerra in Ucraina, come in tutti gli altri luoghi dove si combatte. Centinaia, migliaia di persone ogni giorno cadono sotto il fuoco delle armi. Gran parte del mondo prega per la cessazione delle ostilità tra i popoli e grida alla pace. Nei giorni scorsi, Il grido si è alzato anche dal Santuario di Nostra Signora dello Scoglio dove, il Vescovo della Diocesi di Locri- Gerace ha lanciato il suo monito e l’invito alla preghiera.

“In questo tempo quaresimale, favorevole per la nostra santificazione, preghiamo per la pace nel mondo”!

Dall’altare della Chiesa del Santuario, fondato da Fratel Cosimo, oltre mezzo secolo fa, il successore degli apostoli ha esortato tutti a pregare per i popoli martoriati, per la pace nella Palestina e in tutte le aree della terra perchè, come ha espresso papa Francesco, è in atto la terza guerra mondiale frammentata. “Le risorse dovrebbero essere spese per la sanità,” – ha chiosato monsignor Oliva – “per le scuole,” – ha proseguito – “per le strutture, per le strade e non per gli armamenti. Preghiamo affinché i Capi di stato e chi detiene il potere, possa capire che ciò che è speso per la guerra è speso in distruzione e morte e preghiamo che il tempo della quaresima sia un tempo di ravvedimento e di conversione interiore.” Al rinomato santuario mariano di Santa Domenica di Placanica, luogo privilegiato di riconciliazione con il Signore, dove si registrano, sempre, innumerevoli code di fedeli che si confessano, nell’occasione, erano presenti il postulatore don Cristoforo Bialowas, eminente figura sacerdotale polacca, in prima linea nella fornitura di viveri e beni di prima necessità alla popolazione ucraina colpita dalla guerra, con alcune pellegrine straniere. Don Bialowas, per conto del nunzio apostolico in Ucraina, Monsignor Visvaldas Kulbokas, ha ritirato nel santuario altre statue di Nostra Signora dello Scoglio, che sono state benedette dal vescovo Oliva e da Fratel Cosimo, per essere posizionate in varie chiese e località, come fatto in precedenza, in segno di protezione.