di Maria Grazia CarnΓ 

La morte dovrebbe essere discreta, dovrebbe arrivare in punta di piedi quando la vita si fa stanca, quando le forze non possono piΓΉ far correre.

Questo il destino di chi Γ¨ fortunato e di coloro che trovano in essa la serenitΓ , senza paura e rincuorati dalla vicinanza dei familiari che, mentre la vita si immerge nella luce, magari affiancano i volti di chi c’era ed Γ¨ partito prima di loro…chissΓ .

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Ma non sempre il merito viene riconosciuto, ed ecco che in una serata qualunque, uno di quei venerdì che precedono un fine settimana di ponte, quelli che fanno tirare un sospiro prima di rientrare a casa, un uomo vestito di nero si appiattisce ad un muro per non farsi vedere, le mani nascoste brandiscono un martello che mostrerà la sua durezza da lì a poco.

Lui Γ¨ un paziente del reparto di psichiatria non distante, aspetta qualcuno che vuole solo rientrare a casa, per abbracciare i figli e trascorrere qualche giorno con la famiglia… ma il fato bussa sempre quando meno Γ¨ atteso, e per una donna, una dottoressa, una psichiatra e forse una dei pochi ad aver creduto di aiutare quell’uomo, porterΓ  il conto per le sue buone azioni lasciandola a terra senza aver capito cosa fosse accaduto.

 

Per Barbara, al secolo dottoressa Capovani, non resta che diventare esempio di rettitudine, di capacitΓ  e di solerzia… un simbolo vero tra gli eroi mistificatori di questi tempi; una donna come molte che si Γ¨ resa unica morendo nel tentativo di tendere una mano ad un uomo che, aggrappato al ciglio di un burrone, l’ha afferrata portandola rovinosamente a terra con sè… ma senza urla di spavento e senza rimpianti se non i figli. Una ragazza che da oggi Γ¨ un angelo che si racconta come una lieta novella, che parla di altruismo e di compassione.

La dottoressa Barbara Capovani donerΓ  i suoi organi a chi meno fortunato, cosΓ¬ tramite loro, vivrΓ  ancora il suo spirito altruistico in molte vite, per essere d’esempio e diventare contagioso.

Ora che Barbara Γ¨ salita in cielo ci sentiamo parte della sua famiglia, con cui vogliamo condividere la triste partenza. Che sappiano di non essere soli, e che le grandi braccia dell’amicizia e della solidarietΓ , li rendono amici e parenti di noi tutti.

 

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