𝐝𝐢 𝐀𝐧𝐭𝐨𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐈𝐚𝐬𝐜𝐡𝐢

Ci sono solo due pullman al giorno e non di domenica per arrivare a Sant’Ilario dello Jonio, uno dei tanti paesini calabresi dove la Bellezza dei luoghi non è sufficente per restare. Morti gli anziani le case si aprono a volte solo d’estate. A volte mai.

Succede però che per Amore un nipote decida di fare della casa degli avi un luogo di ricordo e di futuro. Ed è bellissimo scoprire prima il borgo e poi l’interno della casa accompagnati da racconti di vita che disegnano un unico grande quadro conservando la Memoria del luogo.

Sulla strada poco più larga di un’utilitaria si affacciano sculture e murales che ricordano le origini antiche e la Magna Grecia con la sua mitologia fa sentire i visitatori piccoli, piccoli di fronte a dee e dei sopravvissuti all’oblio. Poi sulla soglia di una porta chiusa Lei riporta a un passato più recente e all’ abbraccio estivo della sedia davanti alla porta. Quante sedie e quante nonne ha visto quella strada un po’ in salita? Quanti racconti da “La Merika” hanno ascoltato le pietre a vista di quella casa? Lei è Carmela, la nonna di Renato Mollica, moglie di Giuseppe il Fattore, madre di zia Caterina, zio Mimmo, zio Franco, zio Enzo e papà Antonio. Sono tutti presenti, ad accogliere i passanti con ricordi ritrovati che parlano di tempi più lenti e molto probabilmente più umani.

Zio Franco e zio Enzo bambini se ne stanno seduti su un muretto, sotto grappoli d’uva nera, poco più in là un gruppetto di persone sale sul pullman blu, dalle valigie si capisce il loro andare lontano. Dai volti la tristezza dei migranti, simile a quella di tanti sguardi odierni. Il nido di una colomba sembra voler dire: “Tornerete un giorno dall’Australia? Io vi aspetto qui!” Forse un altro uccello in Mali cinguetta la stessa domanda.

E c’è pure il focolare con le sue fiamme calde a consolare…perchè prima di varcare la soglia passano per la mente pensieri e nostalgie. Ognuno ha un rimpianto famigliare nel cuore.

Appena entrati lo scenario cambia e tra colori e libri due Pinocchi di legno dallo sguardo mutante si contendono il possesso della stanza. E che stanza. Ogni centimetro ha una rivelazione, ogni oggetto, ogni libro, una storia passata e stupori presenti e futuri. Il Fattore Giuseppe è lì coi suoi appunti nei taccuini che sono appoggiati vicino al quaderno di viaggio di Renato che contiene il passato più recente, quello finito ieri che già si sta attaccando al futuro del prossimo viaggio solitario in moto.

Fuori la terrazza, e l’ohhh che sale in gola. La Bellezza travolgente del panorama si fonde con i dipinti sui muri. La Calabria, il mare, i fichi d’india, l’agave che si immola fiorendo, le colombe che sembrano aspettare ancora chi è partito… tutto surreale e realissimo.  Noi presenze emozionate siamo solo la terza dimensione del quadro. Nessuna foto riuscirà mai a rivelare l’atmosfera. Decine di artisti ne fanno parte ed è in continuo divenire. Mattonelle di memoria e di futuro.

Aspettando a Locri il pullman del rientro un’unica certezza: la Bellezza salverà il mondo. Chi ha detto questo conosceva il valore del contagio positivo, la potenza del bello contro il degrado. Già a Sant’ilario qualche altra casa riapre le porte alla vita restaurando l’abbandono con il profumo delle cose di vite precedenti, mentre decine di libri aspettano un lettore nella finestra a loro dedicata. Ogni libro è possibilità di un nuovo viaggio, ogni sogno d’artista è mezzo di trasporto.