L’idea che sta alla base di questo libro Γ¨, anzitutto, quella di fornire al lettore – dopo un rapido richiamo alle vicende dell’antisemitismo fascista, dal 1938 – una mappatura territoriale complessiva, ancora mancante, dell’internamento ebraico attuato dalla Repubblica di SalΓ², dal 1Β° dicembre 1943, e delle sue connessioni con la deportazione dall’Italia, condotta dalle autoritΓ  di occupazione tedesche, nel quadro della Β«soluzione finale del problema ebraicoΒ».

Capogreco affronta il contesto persecutorio antiebraico della R.S.I., determinato soprattutto (sul finire di quell’anno) dal passaggio di testimone dai tedeschi agli italiani nella gestione dei rastrellamenti nella Penisola. Con un’approfondita ricognizione storica, territoriale ed archivistica, egli mette a fuoco tutti i Β«campi provincialiΒ», contestualizzandoli nella piΓΊ ampia pagina dell’internamento civile fascista. Non tralascia, quindi, uno sguardo d’insieme agli anni 1940-45 e al composito intreccio tra siti geografici e funzioni politico-poliziesche, relativo all’internamento ebraico e alla Shoah; senza escludere i Lager nazisti che operarono in Italia.

IL LIBRO

Nell’autunno del 1938 si ebbe l’avvio della persecuzione di Stato degli ebrei in Italia. CiΓ² non colse le vittime, propriamente, di sorpresa. Anche se molti ebrei italiani credevano ancora, nonostante tutto, a un qualche ruolo Β«di garanziaΒ» e Β«di equilibrioΒ» di Mussolini. Poi, dopo l’Armistizio dell’8 settembre, l’occupazione tedesca e la nascita di una repubblica collaborazionista, gli ebrei (privati dei diritti civili da cinque anni, ma non ancora avvezzi ad altri tipi di violenze) non sempre riuscirono a cogliere tempestivamente il Β«salto di qualitΓ Β» subito dalla persecuzione.

Sappiamo che il fascismo rinato a SalΓ² in versione repubblicana si spinse, oggettivamente, sino al punto di mettere in dubbio lo stesso diritto all’esistenza degli ebrei, privandoli fattualmente della cittadinanza e dando legittimitΓ  di principio al dispiegarsi della Shoah nella Penisola. Quella grave decisione – presa, sul finire di novembre del 1943, con una semplice ordinanza, telegrafata sotto forma di circolare – dispose l’arresto, il sequestro dei beni e l’internamento degli ebrei in campi interinali locali, detti Β«provincialiΒ», in attesa di essere trasferiti in altri, nazionali e di maggiori dimensioni, indicati come Β«campi specialiΒ». E, di quel nuovo contesto persecutorio, i campi provinciali e la complessiva, diversificata azione di arresto e internamento – che costituiscono il focus di questo libro necessario – furono, all’epoca, strumenti tanto cruciali ed efficaci, quanto, in seguito, rimossi e (in parte ancora oggi) poco conosciuti.

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