Ad un anno dalla Scomparsa del Papa emerito Benedetto XVI riproponiamo il nostro saluto di allora, che se un anno fa era celebrazione ad oggi vuole essere un modo per ricordarlo come Joseph Ratzinger.

(art. del 31/12/2022)

di Maria Grazia CarnΓ 

Quello di Ratzinger Γ¨ stato un lungo addio, iniziato il giorno della sua β€œrinuncia” e terminato oggi con la sua ascesa al cielo; una parola breve, addio, che con i suoi denti aguzzi morde la vita di un uomo che si Γ¨ voluto silenzioso, ma che tanto ha detto con i suoi scritti, sublimi e ricchi di quella cultura che richiede una vita intera.

L’auto imposizione all’esilio come la stessa abiura, hanno tradotto nel pensiero del pontefice il credo di colui che rappresenta il Cristo, alienandosi dalla casa terrena e dalla chiesa degli uomini, per decifrare il proprio mandato e trovare la vita in Colui che la rappresenta, senza interferenze materiali e nella costante presenza degli occhi giudicatori di Dio.

Dopo l’abbandono al ministero petrino, l’emerito papa Benedetto XVI, ci ha lasciato scritto il suo pensiero attraverso opere letterarie di indubbia vocazione, mostrando una sensibilitΓ  filosofica smisurata. Concetti quali: la scelta libera dell’obbedire, la vita eterna incontestabile dalla morte fisica e ancora: gloria, tradizioni, societΓ  casa e gioia in quanto dono di redenzione; fanno di quest’uomo un profondo conoscitore della dottrina e un pensatore sofisticato e colto.

Durante la sua vita, ricca di esperienze e di studi, raccontava del fidem ratio, in cui esprimerΓ  l’immagine della ragione come modellatore e moderatore dei principi sociali, su cui strutturare e purificare l’idea stessa di religione, non piΓΉ come mero atto di fede ma come giudizio filologico sul quale fondare l’esistenza.

Scioglieva anche i cuori adamantini, quando definendosi un debole servitore di Dio, insegnava che chiunque sia titolare di un diritto o di una carica sia chiamato ad esibire senza alcun timore le proprie fragilitΓ  e debolezze, nell’intesa del rispetto tra gli individui e nel tentativo di purificare il mondo, lavorativo e culturale, da ruoli indispensabili che rendono differenti gli uomini dagli uomini.

Molti lo ricordano, umile e saggio, quando durante il β€œdepositum Fidei” del Concilio Vaticano II, affermava con convinzione che ogni discontinuitΓ  tra persecuzione e consolazione sono i soli mezzi per comprendere, approfondire e mantenere β€œquell’intima natura” con cui lui stesso definiva β€œla barca di Pietro”, che poi sarΓ  chiamato a timonare.

Di tante astrazioni e di altrettante nozioni, rimarranno solo gli scritti che pochi avranno la cura di conservare e tramandare, mentre nelle bocche dei molti riecheggeranno ora solo strampalati complotti, o l’essersi umilmente fatto da parte nel gioco dei poteri terreni. Una scelta che Γ¨ stata forza e non paura, una posizione ferma tra le certezze maturate in una vita dedita al sapere e al pregare, una fermezza degli intenti che molti non saprebbero avere neppure nelle pratiche semplici di ogni giorno. Questo era Ratzinger, un sacerdote, un istruito, un uomo in grado di cambiare opinione su di sΓ© ma mai sul proprio credo, esempio per tutti ma compreso da pochi.

Oggi per ricordarlo come merita, ci troviamo costretti ad appoggiarci sulle spalle di un gigante come Plinio il vecchio, che in una frase nella lingua che papa Ratzinger tanto amava, diceva:

β€œUnus dies hominum eruditorum plus patet, quam imperiti longissima aetas”

Un giorno dell’uomo erudito Γ¨ piΓΉ lungo che un secolo dell’ignorante.

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