di Maria Grazia CarnΓ 

Tutto ciΓ² che Γ¨ contenuto tra la nascita e la morte Γ¨ un dono inestimabile, basterebbe solo questa lezione semplice e concisa per definire l’opera “Il Re muore” come un trattato che definisce tutti.
Anche il Re degli elementi, in questa opera straordinaria, raggiunge quella curva inevitabile sulla retta della vita, oltre la quale, scomparendo alla vista di chiunque, si permane come ricordo e si continua come sentore delle proprie opere… Questo BΓ¨renger I dovrΓ  capirlo accettando la disfatta che rende la vita una foto sbiadita, diventando per chiunque il nulla prima che il nulla lo raggiunga.
La forza di questa opera Γ¨ rendere uguali i diversi, di un’ugualianza inappellabile che descrive la vita come minuscoli momenti di piacere nell’attesa che questi diventino importanti rendendosi storia.
Un Re uomo senza sapere di non essere altro, che visse felice senza saperlo, ignaro che fuori dalla bolla da cui osservava il mondo con le sue mogli, quelle strade gelide e buie sarebbero state il suo destino prossimo.
EugΓ¨ne Ionesco, drammaturgo Rumeno naturalizzato Francese, ci trascina nella spasmodica e tragicomica farsa del significato della vita, come un bastone su cui sorreggersi per sopportare la vecchiaia… il suo risultato Γ¨ una filosofia senza senso, comica come il prendersi troppo seriamente, un tuffo nelle profonditΓ  degli abissi della condizione umana da scendere senz’aria, sapendo di soffocare, praticata solamente per intravedere un significato che confermi se stessi… ma in fin dei conti, uno spaccato che evidenzia senza celare, descrittivo delle debolezze di ognuno e di quelle fragilitΓ  che orbitano regolari quando al centro c’Γ¨ un nucleo chiamato uomo.
La straordinaria performance degli attori ha letteralmente tenuto incollati gli spettatori, che con occhi spalancati, sono stati rapiti dalla magia del teatro… una pozione di pochi ingredienti rarissimi che quando sapientemente mescolati e dosati incantano con l’incantesimo dell’Arte… una malia che puΓ² dare dipendenza.
Mattatore della serata Edoardo Siravo, che conquista la scena con una maestria unica, facendo sembrare semplice la complessitΓ  del tema, seguito a ruota dalle sue due Regine, che a colpi di parole sembravano scandire il tempo rimasto in un ineluttabile “tic tac” che avvicina alla fine… la prima Isabel Russinova che con fascino ed efficacia, arriva al termine generando un applauso che sembra non finire mai, la seconda Gabriella Casali che Γ¨ stata una perfetta controparte emotiva.
Affiancati da: Claudia Portale, giovane talentuosa dalla mimica eloquente; dallo stralunato medico/astrologo Carlo Di Maio che con spontaneitΓ  e mestiere ha sempre strappato un sorriso a tutti; Michele Ferlito, la guardia che annuncia le fasi dell’accettazione come fossero editti, con voce forte e decisa.
Un ultimo ringraziamento, che purtroppo Γ¨ dolce come un ultimo saluto, allo sceneggiatore e regista Maurizio Scaparro, che qui lascia ai posteri la sua ultima regia prima della prematura scomparsa… affiancato in questa sua ultima prova dal Maestro Nicola Piovani per le musiche.

Ogni persona seduta nel buio a scrutare il palco, Γ¨ tornato alla propria vita arricchito come dopo aver assistito ad un rito sacro, quello dell’Arte, un momento di condivisione che unisce nella stima e cresce come un sentimento.

Si ringrazia: il GAL Terre Locridee, il Nuovo IMAIE, l’APSΒ Cultura e Territorio,Β Frujt,Β Troiolo BusΒ eΒ AZ Car Service, per aver reso possibile la manifestazione.

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