
Una Donna. Una Scrittrice. Una Regista. Un’Attrice. Una costumista. Un’interprete. Tutto questo è stata Maria Pia Battaglia in una gremitissima sede del Caffè Letterario Mario La Cava a Bovalino interpretando la sua Penelope. Sua perché ha scritto il testo. Sua perché ha cercato le musiche ideali al stesso. Sua perché l’ha magistralmente interpretata. Sua perché è riuscita a creare un’atmosfera mitologica. Paesaggi e figure che sembravano si abbracciassero agli spettatori. La voce dell’attrice li faceva apparire e sparire con la gestualità di chi accompagna i personaggi a essere vivi. Mischiarsi nel contesto della rappresentazione realizzata attraverso i colori di drappi colorati che l’attrice indossava e toglieva con una destrezza che non ha avuto nulla da invidiare ai grandi palcoscenici. La pedana sulla quale Maria Pia Battaglia per più di un’ora ha recitato Penelope, in quei momenti, per chi era ad ascoltare e vivere l’atto teatrale, sembravano le tavole di uno dei teatri più importanti d’Italia. Cosi gli spettatori hanno potuto godere di una Penelope docile e passiva nell’attesa dell’amato marito. Una dolcezza che traspariva dalla tonalità della voce dell’attrice che interpretava il testo con gestualità forte e possente, ma improvvisamente mite e remissiva. Una Penelope che mentre si confessava con l’immaginario, si scopriva sempre più forte. Una forza innata per la quale era stata scelta come moglie da chi ancora non tornava. Ulisse che partito aveva lasciato il talamo da lui costruito era nella sua mente, nelle sue vene, nel suo corpo. Come il figlio che nato viene portato al petto amorevolmente. Niente scenografia è un monologo la Penepole di Maria Pia Battaglia, una Penepole che verrà ricordata per quel bastone simbolo di potenza interiore e intimità ma, anche a raffigurare il telaio e una tela che avvolge l’attesa. Un’attesa, aspettata nel bene con un linguaggio poetico e suggestivo, dove l’enfasi viene utilizzata solo per far comprendere i momenti topici di una rappresentazione che ha raggiunto il top con i suoi cinque minuti di applausi. L’emozione, le strette di mano e gli abbracci di un pubblico che si è sentito protagonista di una Penelope sempre viva, attraente nella sua complessità e nel racconto di quanto ha dovuto subire in una società patriarcale, dove a rappresentare l’intera umanità era l’uomo, mentre la donna era solo colei che attendeva nella sua silente nudità, il momento grazie al quale poteva vivere la rappresentazione del desiderio. Una vita di solitudine coronata da una scelta che il pubblico non si aspetta ma, ma la sorpresa è condivisa da chi attentamente ha seguito la rappresentazione. La Penelope di Maria Pia Battaglia continua il dibattito sulle argomentazioni di questa figura mitologica, che con il trascorrere degli anni, continua a essere l’emblema della vita e della morte. Dell’attesa e del tormento.

Foto di Maria Mezzatesta








