Un altro Sanremo Γ¨ finito col suo strascico di complimenti e soprattutto di lamentele. Fare polemica sul Festival Γ¨ ormai diventato il passatempo nazionale, dividendo il pubblico senza moderazioni, tra i tifosi pro e la controparte di contrari. Qualcosa Γ¨ andato volutamente storto, come previsto probabilmente dalle abili menti degli sceneggiatori, ormai sempre piΓΉ tendenti ad esserci, per far spettacolo, piuttosto che dare sostanza elogiando le vere doti degli artisti, delle volte messi in secondo piano rispetto al tutto.

Un festival timonato dai social, e da coloro, che chiamati a sdoganarlo al nuovo pubblico, imperano come re e regina di questi nuovi mezzi di comunicazione, conoscitori delle mode senza sostanza e di cosa possa attirare attenzione … ma accontentando anche il pubblico storico, richiamando le ultime “vecchie guardie” della canzone italiana, che stremati parevano cantare in gara a chi raggiungesse prima un infarto. Nessun benpensante si sarebbe aspettato di meglio, quando alla conduzione ed intorno ad essa, si Γ¨ trovato dei cosiddetti influencer, che a discapito di qualsiasi contenuto restano dei cercatori di hodience,

professionisti dello scandalo chiamati ad ampliare un bacino d’utenza che rischiava di prosciugare, senza qualitΓ  se non l’abilitΓ  di parlare di sΓ© e dei loro credo come fossero leggi, senza contraddittori e senza mai l’umiltΓ  o l’ironia di sapersi mettere in discussione. Ed ecco che la fiction inizia giΓ  con la prima serata, e con cadenza giornaliera genererΓ  piccoli scandali, che non scandalizzerebbero una suora di clausura, che cercano di far parlare di sΓ© da un pubblico ormai annoiato. Il Festival dell’ira che distrugge i fiori, del razzismo che maltratta gli sportivi ricchi e di successo, e poi… stravaganze d’abiti che se paragonate a quelle di Renato Zero, degli anni 70, fanno sorridere!

Un buonismo becero da cartolina che non denuncia nessuno ma promuove l’eguaglianza dove non esiste diversitΓ , e infine la lamentelaΒ  per un podio solo maschile, che contraddice il senso di equitΓ  decantato per 5 giorni, quasi pretendendo una donna su di in podio a prescindere dal merito. Insomma, cinque giorni in cui qualche milionario ha voluto insegnare al resto del mondo come comportarsi, capendo il prossimo loro da dedita distanza e senza sporcarsi mai le mani. Questo Festival Γ¨ un oro che non luccica, dai messaggi banali e stucchevoli ma proclamati con solennitΓ , annoiato ancor di piΓΉ da eventi ovviamente studiati e dalle canzoni che diventeranno nostre solo adesso, che libere dalla catena di una kermesse costruita come da un anziano che cerca di fare il giovane, potranno essere scelte o crollare nell’oblio, come l’ennesimo Festival che Γ¨ ormai ombra soloΒ diΒ sé stesso.