
Cento anni fa, il 21 settembre del 1922, veniva represso, con forza ottusa e reazionaria, un tentativo di occupazione di terre incolte da parte di contadini che si erano organizzati in cooperativa. Lβepisodio Γ¨ stato ripreso da Mario La Cava nel suo romanzo I fatti di Casignana (Einaudi, 1974 – Rubbettino, 2019 con prefazione di Goffredo Fofi).
Sulle orme de I Conquistatori di Francesco Perri, la vicenda romanzata, narra le vicende della lotta contadina allβindomani della Grande Guerra in un paese alle pendici dellβAspromonte per il rispetto della legge Visocchi, secondo cui ai reduci di guerra era concesso di sfruttare i terreni incolti. A Casignana, feudo della principessa di Roccella, i contadini iniziano a bonificare la foresta Callistro, ma un mese prima della marcia su Roma, la concessione delle terre viene revocata, i contadini, guidati dal sindaco socialista Filippo Zanco, occupano pacificamente la foresta, il prefetto intima lo sgombero, le forze dellβordine attaccano e si consuma la tragedia. A fomentare la dura repressione ci pensano i figli di Don Luigi Nicota, il ricco ed arrogante proprietario del paese.

Un romanzo coinvolgente in cui, con estrema obiettivitΓ e realismo scevro da ogni retorica populista, Mario La Cava indaga sulle cause della sconfitta del movimento contadino, mette in luce il contrasto di interessi tra contadini e pastori, denuncia la complicitΓ del potere economico e politico, smaschera lβambiguitΓ dei traditori, si compenetra nella sofferenza dei sopravvissuti, racconta la solitudine di chi non era riuscito a guidare il suo popolo alla vittoria.
CosΓ¬ risponde La Cava in unβintervista a un periodico Einaudi, βLibri Nuoviβ, del giugno 1975: Β«Ero ragazzo quando intesi parlare di quei conflitti sociali che culminarono poi nella sconfitta dei movimenti popolari e nel trionfo del fascismo. Il sentimento della giustizia, lβideale della fraternitΓ umana vennero offesi allora per la prima volta nel mio cuore. Alcuni amici di famiglia vennero perseguitati: incominciΓ² la lunga notte nera del fascismo che portΓ² alla guerra. Avvertimmo che perdevamo i migliori anni della nostra gioventΓΉ. Caduto il fascismo, finita la guerra, le nostre illusioni furono di breve durata. Sotto altre forme il serpente nero prosperava nella nostra societΓ , raggiungeva indisturbato le istituzioni piΓΉ alte dello Stato. Quando nel 1969 le prime stragi ricattatorie sconvolsero lβordine pubblico e si imbastirono i primi processi mostruosi contro gli innocenti, il passato si mostrΓ² alla nostra coscienza con tutto il suo orrore. Ci ricordammo della strage di Casignana in Calabria, preordinata dal potere nel 1922, della quale nessun poeta aveva raccolto la voce, e la sentimmo presente nel nostro cuoreΒ».
Claudio Magris, recensendo il libro di La Cava sul Corriere della sera del 24/7/1975, cosΓ¬ conclude: Β«[β¦] la storia colta da La Cava si traduce in gesti e cadenze di brutalitΓ e di umiliazione vitale, ritratte con sobria malinconia di pensiero e di stile che sβinserisce nella piΓΉ tipica tradizione della cultura meridionaleΒ».
Il quadro tracciato da La Cava Γ¨ di una nitidezza esemplare, ed evita le secche di una generica esaltazione romantica o populista. Al contrario, lo scrittore denuncia a chiare lettere le velleitΓ e lβimpreparazione dei Β«progressistiΒ», indecisi e incapaci di opporre alla violenza del potere una adeguata strategia. In questo senso il libro di La Cava β animato da una ferma passione civile, e spesso da una accorata poesia β offre una chiave di lettura che puΓ² essere applicata efficacemente a molti episodi e situazioni della storia italiana recente.
Sabato 8 ottobre 2022 – ore 18,30 dopo i saluti di Domenico Calabria – Presidente CaffΓ¨ Letterario Mario La Cava; Agata Mazzitelli – Consigliere con delega alla Cultura del Comune di Casignana
Luigi Franco – Direttore editoriale Rubbettino, la giornalista Maria Teresa DβAgostino dialogherΓ con il relatore Pasquale Amato, Professore di Storia dell’Europa Contemporanea UniversitΓ per Stranieri di Reggio Calabria.
