Maturate… ma con calma!

𝗱𝗶 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗚𝗿𝗮𝘇𝗶𝗮 𝗖𝗮𝗿𝗻𝗮̀

Sono giovani anime, spiriti liberi, adulti in erba e cacciatori di lune … questi sono i ragazzi che nei prossimi giorni affronteranno un ostacolo propedeutico alla vita, ovvero la tanta agognata “maturità” scolastica, un obiettivo non raggiungibile solo tramite esami, ma che è il primo passo per fare di loro donne e uomini capaci di dedizione e organizzazione individuale. Questi giovani, colmi di voglia di fare e d’ inespresse sensazioni che non riescono a trovare la strada per uscire, sono esseri dalla pelle sottile che lascia intravedere al loro interno un fantastico, per quanto complicato, groviglio di emozioni … che col passare del tempo, quando la pelle adulta s’ inspessisce, rischiano di non esprimere mai e di perderle nel vorticoso schema delle responsabilità imposte. Nell’età che vivono ora, aleggiano insicurezze e la voglia di non omologarsi, e forse per questo la prospettiva di un giudizio è un mostro disegnato su una pagella, che li potrebbe accompagnare per il resto della vita come una nota di demerito; per questo il ruolo dell’insegnante, oggi più che mai, diventa un fulcro su cui basare gli equilibri dello sviluppo emotivo della prossima generazione, insegnando loro le teorie imposte dalla cultura ma anche quelle regole volatili che trovano la loro summa nell’empatia.

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Ricordo il mio passaggio di maturità come un periodo adombrato da dubbi e perplessità, che grazie alla collaborazione e alla costanza delle suore dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Soverato, si è poi rimodellato in cosa semplice e priva di ansie. Ecco il perché assistere questi ragazzi che sono monito del nostro futuro, oltre a rappresentare la nostra coscienza sociale, deve tramutarsi in vera e propria vocazione, elargendo in loro la forza delle idee senza negare mai un’opportunità che impedisca la crescita individuale, per costruire persone adulte su cui non gravino i macigni dell’infanzia. Donne e uomini liberi, non assemblati da culture retoriche, ma capaci di volare tra le informazioni sfiorandole con le dita per librarsi, ancora più sciolti, verso la propria natura incontenibile in un giudizio, perché costoro domani saranno madri e padri, operai e dirigenti, impiegati ed insegnanti, migliori di quanto noi abbiamo cercato di essere per loro.

Assisteremo, come ogni anno, ad un evento che è rito d’ iniziazione dove per la prima volta saranno i responsabili di questi esami che dicono non finiscano mai … 18 anni sono pochi, ma più di 6500 giorni sono tantissimi, e in questi hanno vissuto le stesse emozioni ed esperienze che resero fragili noi, che oggi siamo adulti ai loro occhi, ma che non dimentichiamo gli stati d’animo che ci hanno assemblati fino a creare persone adulte. Oggi che tocca a loro, stiamogli accanto senza tramutare il senso del dovere in eccessiva serietà, che vivano la gioia di essere giovani grandi piuttosto che il nostro risentimento di essere grandi bambini … e ricordiamo sempre loro, che il crescere è una conseguenza dei rischi corsi, e che gli errori che noi abbiamo già fatto ci rendono ciò che siamo, quindi lasciamo che la spensieratezza brilli nei loro occhi e che sbaglino meglio di come abbiamo fatto noi prima di loro.

In “bocca alla balena” … ragazzi.

#incipitsistemacomunicazione